Il mio cammino lungo la via Francigena è giunto al termine, dopo circa 3 mesi, nella bella Canterbury. Questo cammino è ricordato soprattutto perché Sigerico, arcivescovo di Canterbury, lo percorse a piedi nel 990 per andare a Roma dal Papa. Di ciò ci è pervenuto l’elenco dei luoghi di probabile sosta, le submansio. L’arcivescovo inglese descrisse le 79 tappe del suo itinerario, annotandole in un diario, nel suo viaggio di ritorno da Roma a Canterbury. Ed è proprio in questa direzione sud-nord che anche io, partito da Monopoli il 1′ settembre, mi sono avviato. In “direzione contraria”, come in tanti che ho incontrato mi hanno sottolineato, molto spesso sorpresi. La mia prima grande emozione è arrivata al mio arrivo tra le meraviglie di Roma, poi la splendida Siena, l’ascesa al Colle del Gran San Bernardo a quota 2473 metri con la prima nevicata della stagione. Di qui lungo la Svizzera e la Francia per terminare, dopo circa 2600 o forse 2700 km, in Gran Bretagna, dinanzi la Cattedrale di Canterbury. Il mio cammino non è certo stato spinto da motivi religiosi, ma dal desiderio di prendere del mio tempo “take your time” così come è scritto sulla maglietta che ho indossato durante il viaggio. Tempo per fare ciò che a me piace, ciò che mi fa sentire bene. Tempo per vivere a pieno questo nostro tempo moderno fatto di velocità, di conquiste rapide, di mete veloci. Pur essendo consapevole e restando favorevole all’uso della tecnologia in modo appropriato e non succube, la scelta di muoversi, vagare, andare in maniera lenta, mi trasmette un senso di vitalità, un contatto con la terra. Un ritornare alle origini, sentirsi un po’ nomadi, vagabondi. Significa conquistare strada con lentezza, con meritata fatica, con passione, con emozioni piene, con pazienza.. E mi fa sempre ricordare quanto alla fine siamo infinitamente piccoli in questo enorme universo. Questo cammino mi ha un po’ mostrato e raccontato di questo nostro continente, di quello che siamo stati e di quello che potremmo essere. Delle sofferenze vissute e della pace conquistata per lunghi decenni. Mi ha dato maggiore convinzione sulla necessità di avere oggi più che mai bisogno di equilibrio, di unità in Europa. Di un’ Europa fatta di persone, più umana. Un grazie a tutte le persone che mi hanno ospitato, incoraggiato, aiutato, che hanno camminato un po’ con me sulla via, che hanno condiviso un po’ delle mie emozioni.
Vito Di Filippo
CAI Sezione di Gioia del Colle “Donato Boscia”